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martedì 4 agosto 2015

L'omaggio a Gabbris Ferrari fa pulsare con la sua arte sognante il cuore della città. Il ricordo si fa festa e spettacolo aprendo tre finestre su un mondo onirico e giocoso

Non è stato un colpo di scena, di quelli che amava particolarmente, perché non era un mistero che Gabbris Ferrari, uomo di arte e cultura quasi “rinascimentale”, abbia seminato tanto e sia stato amato ed apprezzato sia professionalmente che umanamente. 
Ma vedere così tanti fra attori, ballerini, musicisti, cantanti, registi, tecnici e semplici “spettatori”, stringersi in un ricordo affettuoso e quasi festoso a chi ha dato loro tanto, è stato comunque emozionante. 
Ed è la più viva testimonianza del segno forte e profondo che Ferrari ha lasciato in eredità.

Quella di ieri, infatti, non è stata una serata come tutte le altre, proprio perché quanti hanno partecipato avevano un livello di coinvolgimento che andava ben al di là della rappresentazione. E l'atmosfera magica, quasi sospesa, che si è respirata nelle tre “stanze” in cui si è articolata la giornata-evento“Le stanze del Teatro”, è stata degna di uno dei suoi migliori allestimenti, uno di quelli in cui nulla era lasciato al caso ed in cui anche il minimo dettaglio contribuiva allo spettacolo. Tanti hanno partecipato in prima persona alla festa artistica nel segno di Gabbris, a cominciare dalla figlia Camilla, che si è spesa anima e corpo con passione per la sua buona riuscita: Stefano Baccini, Angela Baruchello, Antonia Bertagnon, Carlo Buson, Elena Cavallini, Giorgio Donini, Fabula Saltica, Natalia Favaro, Giovanni Ferri, Francesco Ganassin, Germano Ghirotto, Claudia Lapolla, Roberto Lunari, Mirella Magagnini, Luigi Marangoni, Giorgio Mazzon, Massimo Munaro, Sofia Nicoli, Thierry Parmentier, Letizia Piva, Psychodrummers, Gianluca Quaglio, Paolo Rossi, Giuliano Scaranello, Stefano Skalkotos, Andrea Zanforlin, Giulia Zuolo.

La mostra allestita nella Pescheria Nuova, “Il mondo alla roversa”, con i bozzetti, i modellini, i costumi e gli oggetti di scena ed una videoinstallazione con alcuni estratti dalle sue opere, ha celebrato l'aspetto più grafico/pittorico/architettonico della sua arte, mentre nella conversazione-reading “La macchina del vento” che si è tenuta di fronte al Teatro Sociale, trasformatosi in un salotto a cielo aperto, è stato ricordato in modo più approfondito il suo essere “maestro”. Il regista Giovanni Ferri e l'attore Giorgio Donini, suoi allievi ad Urbino, hanno raccontato il piccolo grande miracolo della sua “bottega”, il suo insegnare e confrontarsi, mai cattedratico, spesso in lunghe ed appassionate conversazioni in osteria, mentre Claudio Moretti membro della compagnia Minimiteatri ne ha documentato il progetto ed il regista e compositore Massimo Munaro, fondatore del Teatro del Lemming insieme al figlio di Gabbris Martino, scomparso giovanissimo, ne ha sottolineato la presenza continua ma sempre discreta e mai invadente, il suo lavoro di ricerca, la sua azione politica che ha portato tanti frutti a Rovigo ricordando, commosso, “che a lui tanti devono tanto”. Anche l'amico Sergio Garbato, giornalista e scrittore, ha riportato alla memoria alcuni momenti vissuti insieme a lui, umani e professionali, mentre la figlia Camilla ha letto un ricordo poetico scritto proprio da Munaro.

Infine, la giornata ha raggiunto il suo culmine con il grande spettacolo che ha trasformato i giardini delle Torri in un magnifico palco a cielo aperto, esaltati in ogni loro scorcio attraverso una sorta di florilegio di prove attoriali, musicali e di danza, con il ritmo incalzante delle percussioni degli Psychodrummers ad aprire e chiudere la rappresentazione.

“Uno spazio che Gabbris ha voluto far vivere in mille modi – ha sottolineato il direttore artistico di Tra Ville e Giardini Claudio Ronda - Gli spazi culturali di Rovigo, il Teatro Sociale, il Teatro Studio, la Pescheria, il Museo dei Grandi Fiumi, il Laboratorio del Teatro Sociale, portano tutti ancora il segno che lui ha impresso. Una persona del suo spessore lascia un vuoto enorme nella città di Rovigo, che ne sentirà sempre la mancanza”. Anche Elia Lubian della Fondazione Cariparo non ha mancato di sottolineare “il ruolo e le intuizioni del maestro Ferrari” che, come ha aggiunto il vicesindaco di Rovigo Ezio Conchi “non si è limitato a creare per un mero autocompiacimento artistico, ma ha messo la sua arte al servizio degli altri ed ora sono proprio 'gli altri' ovvero attori, ballerini, scenografi, cantanti, colleghi e 'compagni di strada' a mettere in scena una rappresentazione unica per celebrare la sua memoria, riprendendo i fili delle tante trame artistiche da lui intessute”. 

Poi, si è “alzato il sipario” e lo spettacolo “Il mondo della luna” liberamente ispirato all'omonimo testo goldoniano sul quale Ferrari aveva lavorato, ha regalato un caleidoscopio di emozioni con un mosaico artistico di maschere, marionette, ballerini e personaggi che, sbucando da un capo all'altro del giardino, hanno trasformato il cuore di Rovigo in un sogno di una notte di mezza estate, facendolo pulsare forte e commosso sul ritmo onirico, incantato, giocoso ed affascinante dell'arte dell'indimenticato ed indimenticabile Gabbris Ferrari.

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