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giovedì 28 gennaio 2016

Adria, Impegno per il Bene Comune presente per Baricetta: proposte e progetti concreti.

Le idee esposte da Impegno per il Bene Comune a Baricetta, nell’incontro serale di qualche giorno fa, hanno avuto per oggetto la vivibilità di tutte le  frazioni e, nello specifico, le proposte per migliorare la qualità della vita dei baricettesi.

Si è condiviso con i cittadini presenti l’esigenza di un collegamento  ciclabile con il centro cittadino e, quindi, la necessità del completamento della pista  che lungo l’antico alveo del Canalbianco non può limitarsi, come nei programmi dell’attuale amministrazione, a  collegare Adria con Valliera.

Si sono poi affrontati  i temi della sicurezza stradale in via Einaudi, della necessità di un parcheggio a servizio degli impianti sportivi e del centro civico, del completamento della piazza, delle difficoltà di collegamento e spostamento a causa della lunghe attese ai passaggi a livello, dell’attenzione dovuta alle strutture scolastiche della frazione.

Si è, inoltre, discusso di argomenti che interessano i residenti di tutte le frazioni come la sicurezza e l’esigenza di  partecipazione attiva con forme di rappresentanza rinnovata ed efficiente.

Per quel  che riguarda la sicurezza si sono ribaditi i concetti già esposti  da IBC a Cavanella, ovvero l’importanza della prevenzione e della deterrenza, con la conseguente  necessità che l’istituzione “comune” sia più vicina alle comunità che vivono lontane dal centro attraverso una presenza più assidua della Polizia Locale e tramite l’adozione di strumentazioni tecnologiche di controllo  in collaborazione con tutte le Forze dell’Ordine.

Per quel che riguarda la partecipazione dei cittadini, che in questi  ultimi anni è risultata frustrata, Impegno per il Bene Comune propone l’istituzione di comitati di frazione (ma anche di quartiere) formati in gran parte da residenti estratti a sorte   tra chi manifesta  la volontà di poter rappresentare  le istanze e le proposte della comunità, garantendo un’adeguata rotazione.

In questo modo si intende raggiungere l’obiettivo   di evitare  che le logiche  di appartenenza politica possano svuotare il ruolo di rappresentanza del comitato che, grazie a queste semplici regole,  con autorevolezza e imparzialità può  interloquire con l’Amministrazione, partecipando  periodicamente al Consiglio Comunale con diritto di parola, esponendo le idee dei cittadini su questioni specifiche legate al territorio in cui vivono.

Impegno per il Bene Comune

martedì 26 gennaio 2016

Adria, Impegno per il Bene Comune: Casa di Riposo: solo Servizi Anziani o nuovo Centro Territoriale per la gestione integrata di tutti i servizi socio-sanitari ed assistenziali anche dei territori vicini?

Davanti ad una sala gremita ed attenta si è tenuto sabato scorso, 23 gennaio, presso la Sala Cordella ad Adria l’incontro pubblico dal titolo “Interessi uguali e contrari sulla Casa di Riposo: solo Centro Servizi Anziani o nuovo Centro di riferimento per la gestione integrata di tutti i servizi socio-sanitari ed assistenziali di Adria e territori vicini?”  promosso dal Comitato Impegno per il Bene Comune per parlare della Casa di Riposo di Adria, dei lavoratori, degli ospiti, delle loro famiglie, ma anche di tutti i cittadini di Adria e del Delta.

Nel corso dell’incontro centrale è stata infatti la presentazione della proposta, nata dallo studio e dall’analisi che il Comitato ha realizzato  dal luglio scorso sul progetto di legge regionale 25 che imporrà alle IPAB come la Casa di Riposo (Centro Servizi Anziani) di Adria e altre strutture del Polesine di trasformarsi in Aziende Pubbliche di  Servizi (APSP) o in soggetti privati, che Impegno per il Bene Comune ha voluto chiamare “Adria Città Sociale”.

Omar Barbierato, presidente del Comitato e candidato Sindaco per la lista civica omologa, ed Elisa Corniani, Valutatore per l'Accreditamento Istituzionale in ambito sociale veneto, hanno illustrato come la Casa di Riposo, solo scegliendo di diventare Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, possa sfruttare tutte le opportunità offerte dal progetto di legge per diventare prima di tutto il Centro di realizzazione un Centro di Servizi allargato al territorio e ai servizi socio assistenziali integrati (Ulss, Conferenza dei Servizi, Comuni).

In questo modo (e solo in questo modo) si riuscirebbe a dare le risposte sul territorio e a trattenere sullo stesso le risorse e le decisioni che riguardano i cittadini. Si creerebbe ad Adria, con riferimento al territorio del Delta, una APSP derivante dalla trasformazione della Casa di Riposo-CSA, che, magari anche con fusione o raggruppamento di altre Case di Riposo vicine, raccolga a sé le deleghe sulle funzioni e gestisca  i servizi di affidati  direttamente da Comuni ed ULSS quali: asilo nido, centro diurno per anziani, centro diurno per persone con disabilità, casa di riposo, servizi sociali comunali e socio assistenziali dell’Ulss, Ospedale di Comunità, Centrale Operativa Territoriale, centro ambulatoriale, assistenza domiciliare, trasporto disabili,mense scolastiche e tutto ciò che è riferibile al sociale e al socio sanitario.

La Città di Adria, così, potrà ricominciare ad avere sul e per il proprio territorio i servizi pubblici, i posti di lavoro, l’indotto dato dal privato a supporto dell’attività della APSP che sta perdendo e che rischia di perdere nei prossimi anni a causa dell’adeguamento del Piano Socio Sanitario regionale in scadenza nel 2016 e della riforma sanitaria in discussione in Regione.

Siamo pronti a fare una petizione affinchè il Consiglio Comunale di Adria si esprima sul futuro del C.S.A.

Chiediamo al Sindaco di esprimere la posizione dell'attuale amministrazione, e di farsi portatore presso la presidente Passadore di alcune nostre domande ed istanze. Chiediamo se è vero che si stia pensando di aumentare le rette, quando con la scelta di diventare A.P.S.P. si potrebbero costruire dei risparmi chiedendo di abbassare le aliquote dell' i.r.a.p., e di rendere pubblico il lascito testamentario della Renovati, fondamentale per capire le volontà della benemerita donatrice, e dove sia stata posizionata la targa che ricorda il lascito della sig.a Renovati, 

Siamo pronti per questa grande sfida ed opportunità per Adria.

Lendinara, Comune e Comitati polesani hanno illustrato le possibili conseguenze e le diverse opportunità del pubblico e del privato nella scelta della trasformazione della Casa Albergo

Davanti ad un pubblico attento e molto interessato si è tenuto venerdì scorso, 22 gennaio, presso la Sala della Biblioteca di Palazzo Boldrin a Lendinara il convegno tematico pubblico sulla trasformazione delle Ipab dal titolo “…Riforma delle Ipab, quale percorso scegliere….”  promosso dal Comune di Lendinara e dalla Casa Albergo per Anziani.

Elisa Corniani e Cristiano Pavarin hanno rappresentato la posizione e illustrato la proposta dei Comitati polesani (Cittadini per il San Luca, Impegno per il Bene Comune, Per l’Articolo 32 Sanità e Sociale, Per la Salute del Delta) che dal luglio scorso hanno seguito e sviluppato sul progetto di legge regionale che imporrà alle IPAB come la Casa Albergo di Lendinara e altre strutture del Polesine di trasformarsi in Aziende Pubbliche di  Servizi (APSP) o in soggetti privati.

Corniani e Pavarin hanno delineato il percorso che porterà le Ipab che, scegliendo di diventare Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, potranno così sfruttare tutte le opportunità offerte dal progetto di legge inserendosi a pieno titolo nel modello di welfare della regione Veneto e diventare prima di tutto il Centro di realizzazione dell'integrazione delle politiche sanitarie socio-sanitarie e sociali e  dell'integrazione operativa tra servizi sanitari e socio-sanitari tra servizi socio-sanitari e sociali dei diversi soggetti pubblici.

Applicando le possibilità che il progetto di legge offre solo alla forma giuridica dell’ Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, quest’ultima può, attraverso l’assunzione delle deleghe sulle funzioni comunali, gestire  i servizi affidati  direttamente da Comuni ed ULSS asilo nido, centro diurno per anziani, centro diurno per persone con disabilità, casa di riposo, servizi sociali comunali e socio assistenziali dell’Ulss, Ospedale di Comunità, Centrale Operativa Territoriale, centro ambulatoriale, assistenza domiciliare, trasporto disabili,mense scolastiche e tutto ciò che è riferibile al sociale e al socio sanitario) e diventare un Centro di Servizi allargato al territorio e ai servizi socio assistenziali integrati (Ulss, Conferenza dei Servizi, Comuni) garantendo offerta e sviluppo al proprio territorio.

Comitato Altopolesano dei cittadini per il "San Luca", 
Comitato Impegno per il Bene Comune, 
Comitato per l'art. 32, Sanità e sociale
Comitato per la salute del Delta


Agricoltura, Azzalin: “Dai dati dell'outlook sul 2015 emergono anche una serie di nodi strutturali del primario veneto che non possono essere affrontati solo con il Psr: anche nel bilancio serviranno segnali di attenzione ad un settore con luci e ombre”

“L'anteprima dei dati sull'annata agraria 2015 forniti da Veneto Agricoltura mostra ancora una volta le difficoltà di zootecnia e frutticoltura, oltre a registrare un'ulteriore contrazione nel numero delle aziende, che si riflette sulla tipologia dei lavoratori che vede un crollo dei piccoli imprenditori ed una crescita dei dipendenti. Un quadro che, insieme alla luci, mostra anche delle ombre e che non si può pensare di affrontare solo con gli strumenti del Psr: nel prossimo bilancio serviranno impegni precisi per far fronte ad una situazione che richiede interventi ulteriori e puntuali”. E' il vicepresidente della commissione regionale Agricoltura Graziano Azzalin a sottolinearlo, a margine della consueta presentazione dei dati che si è tenuta questa mattina alla Corte Benedettina di di Legnaro. 

“La produzione lorda agricola veneta – aggiunge Azzalin – attestandosi sui 5,7 miliardi di euro, rimane sostanzialmente stabile, mentre sono significative le flessioni dei prezzi per alcune produzioni cardine della nostra regione che si registrano nell'outlook: -13% il mais e -14 % la soia, che perdono anche quasi un quarto della propria resa, -7% il frumento, -12% il latte e addirittura -38% le pesche, un prodotto nostrano che, se non verrà ascoltato 'allarme lanciato già quest'estate dai produttori, rischia di sparire dalle nostre tavole. Solo le colture orticole fanno registrare un andamento positivo, così come il vitivinicolo che non può però essere sempre il velo dietro al quale si nascondono gli altri problemi. Il calo del numero delle imprese agricole è come sempre dai due volti: da una parte segnala che il primario si sta strutturando in grandi aziende in grado di essere competitive, ma dall'altro vi è un progressivo abbandono delle campagne ed una sempre minor differenziazione di coltivazioni. Si tratta di nodi strutturali che vanno affrontati. Il Psr traccia delle buone linee guida, ma da solo non è sufficiente. Qualche segnale di attenzione deve venire con il prossimo bilancio regionale, che deve saper cogliere coerentemente queste indicazioni e agire principalmente con un adeguato sostegno alle linee di credito per favorire gli investimenti sull'innovazione, sostenere il ricambio generazionale ed i nuovi insediamenti”. 

sabato 23 gennaio 2016

Azzalin, sulle Trivellazioni il Veneto ha vinto un'altra battaglia: il Governo non ha impugnato la legge che mette il Delta del Po al sicuro da ogni rischio di ricerca ed estrazione di idrocarburi

“Nella guerra contro le trivellazioni, il Veneto ha vinto un'importante battaglia ed ha messo il Delta del Po completamente al riparo dalla minaccia delle trivelle”. A sottolinearlo è il consigliere regionale Graziano Azzalin, che insieme al presidente Roberto Ciambetti rappresenta il Veneto nel gruppo di lavoro delle 10 Regioni (ora 9) proponenti il referendum anti-trivelle. La battaglia in questione è quella relativa alla legge regionale 18 del 2015, presentata proprio da Azzalin ed approvata all'unanimità del consiglio lo scorso ottobre, con la quale si modifica la legge istitutiva del Parco del Delta del Po, specificando che non solo non possono essere rilasciate autorizzazioni per l’estrazione di idrocarburi su tutta l'area protetta, ma nemmeno permessi di ricerca di alcun tipo.

“Da parte del Ministero dello Sviluppo economico – spiega il consigliere - era stata inizialmente avanzata l'ipotesi di un'impugnazione per conflitto di attribuzione, in quanto, si segnalava con una nota da Palazzo Chigi, si riteneva che la legge violasse la competenza concorrente con lo Stato in tema di energia. Nella nota inviata da Roma si fa presente che 'la disposizione censurata non consente lo svolgimento delle attività upstream', ovvero tutto il processo che porta all'estrazione di idrocarburi, 'limitando la realizzazione di impianti di interesse nazionale in determinate aree del territorio regionale'. I chiarimenti forniti dalla Regione, però, sono stati più che esaustivi. Si è infatti ribadito che la norma riguarda un'area protetta con gravi problemi di subsidenza e quindi si configura come una legge speciale per la tutela dell'ambiente. Una spiegazione che ha fatto sì che il Governo decidesse di non impugnare la legge, che è quindi ora pienamente in vigore: il territorio dei Comuni di Adria, Porto Viro, Porto Tolle, Rosolina, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Loreo, Corbola e Papozze, quindi, è e resterà libero dalle trivelle”. 

“La modifica della legge – evidenzia Azzalin – si è resa necessaria dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso della Northsun ed abrogato la delibera con la quale la Regione non concedeva il permesso di ricerca, perché effettuato senza prospezioni, ma con l'uso di Vibroseis, non esplicitamente vietati Con la nuova formulazione si eviterà ogni tipo di fraintendimento semantico e si ribadisce una chiara volontà manifestata a più riprese da parte della Regione Veneto. Ora, come veneti, ci mettiamo in cammino, sempre unitariamente verso il referendum: il quesito ammesso dalla Corte Costituzionale ha ovviamente un significato che va oltre l'abrogazione della norma specifica, perché costringerà il Governo a confrontarsi con tutti i cittadini sulla politica energetica da seguire, accertando attraverso il voto se davvero il Paese vuole le trivellazioni o meno. Il Veneto ha già detto no”.

venerdì 22 gennaio 2016

Adria, Impegno per il Bene Comune sulla Casa di Riposo: la trasformazione imposta dalla legge può diventare un'enorme possibilità di rilancio

Sabato 23 gennaio alle ore 17.30 in Sala Cordella ad Adria si parlerà ancora del progetto di legge regionale che imporrà alle IPAB come la Casa di Riposo (Centro Servizi Anziani) di Adria e altre strutture del Polesine di trasformarsi in Aziende Pubbliche di  Servizi (APSP) o in soggetti privati con le osservazioni presentate alla V Commissione Consigliare dai Comitati polesani, da UNEBA, dalla Conferenza Permanente per la Programmazione Socio Sanitaria, che ne stanno  segnando la discussione durante l’iter di approvazione.

Interverrà Elisa Corniani, Valutatore per l'Accreditamento Istituzionale in ambito sociale veneto

All’incontro pubblico, dal titolo “Interessi uguali e contrari sulla Casa di Riposo: solo Centro Servizi Anziani o nuovo Centro di riferimento per la gestione integrata di tutti i servizi socio-sanitari ed assistenziali di Adria e territori vicini?” Omar Barbierato, candidato sindaco della lista civica Impegno per il Bene Comune, presenterà la proposta per i servizi socio assistenziali e i rapporti con l’ULSS “Adria Città Sociale”, occasione unica per riportare Adria al centro del Delta e farne il punto di riferimento per i servizi socio-assistenziali di tutto il territorio, riportando alla pari l’equilibrio dei rapporti con ULSS e Regione.

domenica 17 gennaio 2016

Lendinara, Azzalin: Il PD regionale dice si all'Ulss unica, no al carrozzone Azienda zero.

La grande partecipazione all'incontro di questa mattina nella biblioteca di Lendinara per l'incontro “Quale Sanità domani?", organizzato dal Gruppo regionale del Pd. Dopo il saluto del sindaco Luigi Viaro, che ha posto la questione dell'Area vasta e di come anche in termini socio-sanitari sia necessairo ragionare in questi termini,  il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, componente della commissione Sanità, ha affrontato il tema dell'Azienda zero: “Una riforma è necessaria, ma il carrozzone accentratore delineato da Zaia non è certo la soluzione migliore. Una sorta di omologo di Veneto Strade riproposto per la Sanità, al quale verrebbero affidati tutti i poteri di gestione del budget da 8,5 miliardi. Come Pd abbiamo una proposta che mira ad un modello simile a quello emiliano-romagnolo: un'agenzia che si occupi a livello veneto degli appalti per tutte le Ulss e della definizione e del il monitoraggio della spesa e dei costi standard. Ma senza esautorare le altre componenti del sistema. Il pasticcio proposto dalla Giunta è stato anche la sua prima sconfitta significativa”.

Nel corso dell'articolato dibattito sono poi intervenuti il direttore della “Casa Albergo” di Lendinara Damiano Mantovani, Mirella Zambello, funzionario socio-educativo, il responsabile della Fp Cgil Davide Benazzo, l'onorevole Pd Diego Crivellari, che ha affrontato il tema della spesa socio-sanitaria evidenziando come il mancato aumento per 170 milioni su 8 miliardi e mezzo non possa essere considerato una ferita mortale così come la propaganda leghista vuol far credere.

“Zaia ha reso la Sanità un terreno di scontro politico – ha aggiunto il consigliere regionale Graziano Azzalin - mentre è un tema sul quale il dialogo deve essere sempre aperto. Sono contento che il nuovo direttore generale Antonio Compostella si sia subito posto con un approccio positivo nei confronti di tutti, perché da parte nostra l'intenzione è di essere sempre collaborativi e di lavorare per il mantenimento dei servizi nella nostra Provincia. Per l'Ulss unica del Polesine i tempi sono maturi. Si tratta di una fusione amministrativa, chi parla del taglio degli ospedali connesso alla fusione o è in malafede o non ha mai letto la legge, perché si parla sempre di ambiti provinciali e non vi è correlazione fra servizi e numero di Ulss, bensì con i bacini di utenza. Il nostro parere favorevole è ovviamente vincolato al fermo rispetto di quanto scritto nel Piano socio-sanitario, dove sono previsti una serie di investimenti sul territorio che ancora non si vedono. E' scritto anche che l'ospedale di Rovigo deve essere un hub, mentre nei fatti viene sguarnito e non sono stati ancora nominati cinque primari. Nel frattempo, però, vanno avanti vecchi e nuovi project, vero buco nero della Sanità veneta”.

A puntare il dito sulle questioni più prettamente locali è stata Chiara Sinigaglia, medico anestesista all'ospedale di Legnago e consigliere comunale del Pd di Lendinara, che ha moderato l'incontro, sottolineando fra le altre cose come per il territorio sia un passaggio fondamentale l'attivazione delle medicine integrate: “I medici di base e gli enti locali sono considerati come attori fondamentali nel Piano socio-sanitario, ma l'attuazione di quanto previsto al momento si sta limitando alla deospedalizzazione, che rischia così di creare forti squilibri e sguarnire alcuni teritori”.

venerdì 15 gennaio 2016

Lendinara, sabato 16 gennaio un incontro per fare il punto sul futuro della Sanità vista dal PD regionale.

Sabato 16 gennaio, a partire dalle ore 10, nella biblioteca di via G.B. Conti a Lendinara, si terrà l'incontro “Quale Sanità domani?", organizzato dal Gruppo regionale del Pd per tracciare un quadro delle vicende complessive che riguardano il settore sociosanitario polesano, alla vigilia di mutamenti significativi come l'introduzione della cosiddetta “Azienda zero” e la fusione delle due Ulss.

Interverranno il sindaco di Lendinara Luigi Viaro, il consigliere regionale del Pd membro della Comissione Regionale Sanità Claudio Sinigaglia, il dottor Michele Ferlin, rappresentante dei medici di medicina integrata, il direttore della “Casa Albergo” di Lendinara Damiano Mantovani, Mirella Zambello, funzionario socio-educativo, il responsabile della Fp Cgil Davide Benazzo, l'onorevole Pd Diego Crivellari ed il il consigliere regionale del Pd Graziano Azzalin. A moderare l'incontro sarà Chiara Sinigaglia, medico anestesista all'ospedale di Legnago e consigliere comunale del Pd di Lendinara che cercherà anche di far sì che il dibattito, partendo dalle questioni più ampie e generali, generali anche le tematiche socio-sanitarie più strettamente connesse al territorio del suo comune. 

“Si tratta – sottolinea Azzalin – di un momento aperto al confronto su un tema delicato, sul quale è necessario un continuo approfondimento per non farsi trovare impreparati e per difendere i servizi sul territorio. La Sanità è il fulcro dell'azione amministrativa della Regione e spesso le decisioni vengono calate dall'alto senza il necessario confronto con le realtà locali. L'incontro di sabato si prefigge proprio lo scopo di fare il punto sulla situazione e su quanto potrebbe cambiare nei prossimi mesi”.

sabato 9 gennaio 2016

Adria, Impegno per il Bene Comune spiega i termini della possibile chiusura del Punto Nascite e propone un coordinamento con tutti i territori veneti interessati dallo stesso problema

La riorganizzazione della rete dei punti nascita nasce in seguito all'Accordo Stato-Regioni 16 dicembre 2010, che impegna tutte le Regioni ad attuare 10 linee di azioni per la ridefinizione del percorso nascita.   
La prima di tali linee (misure di politica sanitaria e di accreditamento) prevede la chiusura dei punti nascita con un volume di attività inferiore a 500 parti/anno, in quanto non in grado di garantire la sicurezza per la madre ed il neonato, prevedendo l'adozione di stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale e fissando il numero di almeno 1000 parti/anno quale parametro a cui tendere.   
L'Accordo, inoltre, identifica i livelli di complessità assistenziale delle UU.OO. di ostetricia/ginecologia e di neonatologia e terapia intensiva neonatale/pediatria, e definisce gli standard operativi, di sicurezza e tecnologici a cui le Regioni devono conformarsi nel percorso di ridefinizione dei punti nascita.   
Detti standard sono richiamati nel decreto del Ministero della salute di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, del 2 aprile 2015, n. 70, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 4 giugno 2015.  
Le linee di azione contenute nel citato Accordo, che fanno specifico riferimento ad un sistema di rete dei punti nascita del tipo «Hub» e «Spoke», vincolano, in tal senso, le Regioni ad attivare anche il sistema di trasporto assistito materno (STAM) e il sistema di trasporto in emergenza del neonato (STEN).   
Nel 2012 la Regione del Veneto, su raccolta firme promossa dal Comitato Salute del Delta guidato da Omar Barbierato, ha ritenuto di tutelare i cittadini di territori ammettendone le specificità particolari, tra i quali il Polesine, derogando nel Piano Socio Sanitario ai criteri dell'Accordo Stato Regioni.
Tali deroghe includono quelle sui Punti Nascita.
Adria, nel 2014, ha servito 441 parti, di cui oltre il 34% in cesareo.
Il Piano Socio Sanitario regionale contenente le deroghe per il Polesine e, quindi, anche per Adria, scade quest'anno e dovrà essere aggiornato e riapprovato.
L'intervista rilasciata ieri dall'Assessore veneto Luca Coletto al GR regionale delle 7.20 non promette nulla di buono in quanto esprimeva proprio il concetto che le attuali deroghe esistono in QUESTO Piano, MA che lo stesso sarà soggetto a revisione....e nemmeno quanto dichiarato dallo stesso lo scorso 4 gennaio in riferimento ai casi di decessi di madri e bimbi in ospedali veneti. Su Il Gazzettino Coletto infatti dichiara "già dal 2013 siamo intervenuti con profonde razionalizzazioni nei reparti di ostetricia, concentrando i punti nascita sul territorio in modo da avere equipes sempre più attrezzate ed esperte".
L'azione di raccolta firme che ha consentito di sostenere l'azione delle PP.AA. di Trento e Bolzano con ben 50.000 sottoscrizioni lo scorso ha spinto il Ministro della salute Lorenzin a firmare l’11 novembre 2015 un decreto che affida al Comitato percorso nascita nazionale (un comitato composto da tecnici) il compito di esprimere un parere sulle richieste di sperimentazione in aree montane avanzate dalle regioni o dalle province di Trento e Bolzano per mantenere attivi i punti nascita inferiori a 500 parti annui nei territori montani, in deroga a quanto previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010, a patto che siano rispettati gli standards previsti.
Il Decreto, che ancora non risulta pubblicato in G.U. e quindi ancora non entrato in vigore, concede 90 giorni al Comitato per esprimersi. 
Nel frattempo, in Trentino il Comitato percorso nascita provinciale, formato da una quindicina di rappresentanti dei dipartimenti e dei professionisti coinvolti nell'attività dei punti nascita (ginecologi, ostetriche, pediatri, anestesisti, medici di base, associazioni) si è riunito per la prima volta perché l'organo che - secondo il decreto – che dev'essere consultato prima di inviare la richiesta.
La situazione in Veneto è questa:
- Nel 2013: erano ancora attivi un totale di 9 PN con parti < 500/anno che la Regione si è impegnata a riorganizzare entro il 2014 mediante l’attuazione di un modello di dipartimentalizzazione interospedaliera. La dichiarata presenza in queste UU.OO. di Ostetricia e Neonatologia/pediatria dei requisiti e degli standard indicati dagli allegati tecnici dell’Accordo del 16 dicembre 2010 come necessari per i PN di I livello, permettono di garantire adeguati livelli di qualità e sicurezza del percorso nascita; ciò consente di valutare positivamente l’impegno della Regione nel dare compimento alle linee di attività del suddetto Accordo. Tuttavia, si ritiene opportuno che la Regione trasmetta al Comitato Percorso Nascita nazionale la segnalazione dell’avvenuta chiusura dei punti nascita sopra citati, dando in tal modo adeguato riscontro della realizzazione degli impegni assunti. (fonte: DIREZIONE GENERALE DELLA PROGRAMMAZIONE SANITARIA Ufficio X ex DGPROG – SiVeAS - VERIFICA ADEMPIMENTI LEA ANNO 2013) 
- In Veneto non è stato istituito il Comitato percorso nascita regionale e che quindi il Veneto non potrà presentare subito la richiesta di deroga per le proprie aree montane anche se lo volesse;
- Le dichiarazioni dell’Assessore Coletto non sono rassicuranti.

La situazione per Adria è questa:
- La Regione Veneto si è impegnata a chiudere i punti nascita con meno di 500 parti/anno e non ha istituito il Comitato percorso nascita regionale (vedi quanto sopra);
- Adria non è in area montana.
MA è possibile spingere la Regione a:
- Istituire il Comitato percorso nascita regionale;
- farsi carico di un’azione analoga a quella delle PP.AA. di Trento e Bolzano presso il Ministero per difendere i propri territori con specificità lagunare e del Polesine che il decreto della Lorenzin non considera.

COME? : con una petizione regionale raccogliendo migliaia di firme cercando di unire le azioni di tutti i territori veneti interessati, fra i quali anche la città di Venezia, che in questo hanno il nostro stesso problema.

Elisa Corniani
Impegno per il Bene Comune

venerdì 8 gennaio 2016

Adria, Barbierato e Impegno Comune in prima fila per la difesa del punto parto e dei servizi dell'Ospedale.

Come nel 2012, insieme al gruppo Impegno per Il Bene Comune, siamo pronti a fare la nostra parte nella difesa dei  servizi socio sanitari dell'Ospedale Pubblico di Adria.

Chiediamo che le istituzioni e la politica tutta - fuori e dentro al Consiglio Comunale - siano pronte a pretendere insieme il mantenimento del Reparto di Maternità di Adria. 

Chiediamo inoltre che tutti i Consigli Comunali del Delta si esprimano a favore della salvaguardia del centro nascite di Adria, confermandone l'essenzialità per gli stessi motivi che attualmente l'autorizzano in deroga alle esistenti normative statali e regionali. 

Cioè in forza di quella specificità del Territorio  che già ci penalizza (come Venezia centro storico, Belluno ed altri del Veneto) rispetto ad altri cittadini del Veneto. 

Vogliamo pari dignità e gli stessi servizi degli altri cittadini del Veneto.

Siamo pronti a promuovere insieme a tutti una raccolta firme da estendere a tutto il Delta.

Omar Barbierato

mercoledì 6 gennaio 2016

Adria, Impegno per il Bene Comune rinnova al Sindaco le proprie domande sui Borghi.

Sul progetto "Adria borgo autentico" dobbiamo sperare che il ricorso al Tar contro AVEPA dia ragione al nostro Comune, altrimenti chi risarcirà i cittadini adriesi  dei 182 mila euro mancanti già anticipati dal Comune all'Associazione Borghi Autentici?

L'Associazione Borghi si è accontentata dei 233 mila euro pagati o pretende i restanti 70 mila euro previsti nel progetto iniziale?

Nel caso sciagurato in cui il Tar dovesse dar torto al nostro Comune, come si giustificherebbe la mancata entrata da parte di AVEPA all'interno del bilancio comunale? 

Qualora tale situazione dovesse verificarsi Impegno per il Bene Comune ritiene doveroso impegnarsi, nella futura amministrazione di Adria, a far luce, attraverso gli organi giurisdizionali preposti, su eventuali responsabilità riscontrate. 

Il sindaco più volte ha asserito pubblicamente che qualcosa non è andato bene, potrebbe essere più preciso, e magari dire anche cosa è andato bene di questo che doveva essere un progetto turistico. 

Ora a distanza di un anno cos'è rimasto di quel progetto, qual è stata la ricaduta turistica per Adria in questi mesi? 

Delle feste del borgo del dicembre scorso che hanno assorbito la parte principale delle spese complessive chi ha tratto "beneficio turistico"? 

Forse le compagnie venute da altri borghi d'Italia che sono venute giustamente spesate di viaggio vitto e alloggio e che hanno potuto pubblicizzare le loro culture e i loro sapori.

Rifarebbero Bobo e la sua giunta le scelte che hanno condotto fino a questa situazione? 

E, soprattutto, i cittadini riconfermerebbero questo Sindaco e la sua Giunta che hanno preso tali decisioni e non hanno ascoltato la voce dei cittadini per tempo disprezzandone ogni intervento esterno?

Impegno per il Bene Comune