“Nella guerra contro le trivellazioni, il Veneto ha vinto un'importante battaglia ed ha messo il Delta del Po completamente al riparo dalla minaccia delle trivelle”. A sottolinearlo è il consigliere regionale Graziano Azzalin, che insieme al presidente Roberto Ciambetti rappresenta il Veneto nel gruppo di lavoro delle 10 Regioni (ora 9) proponenti il referendum anti-trivelle. La battaglia in questione è quella relativa alla legge regionale 18 del 2015, presentata proprio da Azzalin ed approvata all'unanimità del consiglio lo scorso ottobre, con la quale si modifica la legge istitutiva del Parco del Delta del Po, specificando che non solo non possono essere rilasciate autorizzazioni per l’estrazione di idrocarburi su tutta l'area protetta, ma nemmeno permessi di ricerca di alcun tipo.
“Da parte del Ministero dello Sviluppo economico – spiega il consigliere - era stata inizialmente avanzata l'ipotesi di un'impugnazione per conflitto di attribuzione, in quanto, si segnalava con una nota da Palazzo Chigi, si riteneva che la legge violasse la competenza concorrente con lo Stato in tema di energia. Nella nota inviata da Roma si fa presente che 'la disposizione censurata non consente lo svolgimento delle attività upstream', ovvero tutto il processo che porta all'estrazione di idrocarburi, 'limitando la realizzazione di impianti di interesse nazionale in determinate aree del territorio regionale'. I chiarimenti forniti dalla Regione, però, sono stati più che esaustivi. Si è infatti ribadito che la norma riguarda un'area protetta con gravi problemi di subsidenza e quindi si configura come una legge speciale per la tutela dell'ambiente. Una spiegazione che ha fatto sì che il Governo decidesse di non impugnare la legge, che è quindi ora pienamente in vigore: il territorio dei Comuni di Adria, Porto Viro, Porto Tolle, Rosolina, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Loreo, Corbola e Papozze, quindi, è e resterà libero dalle trivelle”.
“La modifica della legge – evidenzia Azzalin – si è resa necessaria dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso della Northsun ed abrogato la delibera con la quale la Regione non concedeva il permesso di ricerca, perché effettuato senza prospezioni, ma con l'uso di Vibroseis, non esplicitamente vietati Con la nuova formulazione si eviterà ogni tipo di fraintendimento semantico e si ribadisce una chiara volontà manifestata a più riprese da parte della Regione Veneto. Ora, come veneti, ci mettiamo in cammino, sempre unitariamente verso il referendum: il quesito ammesso dalla Corte Costituzionale ha ovviamente un significato che va oltre l'abrogazione della norma specifica, perché costringerà il Governo a confrontarsi con tutti i cittadini sulla politica energetica da seguire, accertando attraverso il voto se davvero il Paese vuole le trivellazioni o meno. Il Veneto ha già detto no”.
Nessun commento:
Posta un commento