“Questo referendum ha un significato che va ben oltre la semplice abrogazione di una norma: è una richiesta ai cittadini per sapere qual è il futuro che vogliono per il proprio Paese. Ovvero se privilegiare gli interessi delle corporazioni e delle lobby petrolifere, oppure difendere il proprio ambiente, il proprio turismo, le proprie coste, la propria pesca”. A rimarcarlo è il consigliere Regionale Graziano Azzalin, che insieme al presidente Roberto Ciambetti rappresenta il Veneto nel comitato organizzatore della consultazione e che oggi era alla Camera a Roma per la presentazione della campagna referendaria.
“Già in passato – rimarca Azzalin - gli italiani, quando sono stati chiamati direttamente a pronunciarsi su questioni simili, si pensi al referendum sul nucleare o anche a quello sull'acqua pubblica, hanno sempre dimostrato di anteporre la tutela e la salvaguardia del proprio patrimonio ambientale alle mere speculazioni. Per questo confido che anche in questo caso la risposta ai tentativi di aprire allo sfruttamento degli idrocarburi sia chiara ed univoca”.
Da esponente del Pd, Azzalin si trova in qualche modo non in linea con il Governo guidato da Matteo Renzi che, seppur abbia raccolto alcune delle istanze contenuti negli altri quesiti che erano stati ammessi in prima battuta, non vuole chiudere le porte alle trivellazioni: “Come partito, a livello veneto non abbiamo mai avuto tentennamenti, nemmeno di fronte a qualche pressione romana, e non abbiamo avuto problemi a fare un fronte compatto insieme agli altri partiti per ribadire la necessità di salvaguardare il nostro territorio dal rischio delle trivellazioni, così in terra come in mare. Come polesano, una terra che già in passato ha sperimentato gli effetti delle estrazioni di metano e che ancora ne paga le conseguenze in termini di abbassamento del suolo e dissesto idrogeologico, non ho dubbi su quale sia in questo caso la strada da seguire: è quella del sì al referendum del 17 aprile e di un no alle trivelle”.
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