Il sistema sanitario italiano si fonda sul principio di responsabilità pubblica per la tutela del diritto alla salute dei cittadini quale interesse costituzionale della comunità, e sui valori dell'uguaglianza e dell'equità di accesso alle prestazioni, sulla garanzia di informazione e partecipazione dei cittadini, sulla tutela della salute in modo uniforme sull’intero territorio nazionale.
E si fonda altresì sulla dualità di competenze di Regioni (sanità) e di Comuni (sociale), che il modello veneto ha esaltato con modalità di integrazione tra i servizi che hanno sicuramente portato uguaglianza di trattamento e qualità.
Impegno per il Bene Comune, quindi, per conto della comunità adriese, chiede alle autorità preposte - al Sindaco di Adria e Presidente della Conferenza dei Sindaci Massimo Barbujani in primis e a tutti i Sindaci membri della Conferenza – quale posizione intendano assumere e quali azioni intendano perseguire per la salvaguardia del diritto degli abitanti dell'Ulss 19 di poter accedere ai servizi sanitari e socio sanitari al pari dei cittadini di altre province del Veneto.
Entro il mese di ottobre i Sindaci (e non i cittadini) hanno la possibilità di produrre alla Regione Veneto le proprie competenti, motivate, documentate osservazioni che oppongano specifiche resistenze e pongano concrete soluzioni alla riforma sanitaria regionale ed hanno l'autorità di attuare azioni per riprendere in mano i servizi socio-assistenziali finora delegati alle Ulss.
Questa riforma sanitaria regionale prevede la riduzione dalle attuali 21 Ulss a 10 (7 provinciali e 3 ospedaliere), la soppressione della figura del Direttore dei Servizi Sociali, la privazione di funzioni e di ruolo delle conferenze dei sindaci con la conseguenza che tutto quello che riguarda sociale e sanità sarà calato dall'alto, da Venezia, l'istituzione di una Azienda sanitaria denominata "Zero" gerarchicamente superiore alle 10 previste che sarà gestita da un solo Direttore referente del Presidente della Regione e finanziata con i fondi per i Livelli essenziali di assistenza nei quali sono fatti confluire anche i fondi fondi per la non autosufficienza, non più divisi per imputazione al sociale.
Di fatto, l'“Azienda Zero” avrà compiti di programmazione e gestione accentrata di tutta la sanità regionale (attualmente di competenza della Giunta Regionale e dei Comuni) ed una sola persona (il Direttore) gestirà l'intera sanità pubblica veneta.
Non importa se l'ordinamento giuridico italiano individua tra le funzioni fondamentali dei comuni ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. p) della Costituzione la «progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall’articolo 118, quarto comma, della Costituzione» (lett. g).
In Veneto non saranno più i Comuni e le Regioni gli Enti di riferimento dei cittadini ma un'Azienda!
La preoccupazione di Impegno per il Bene Comune è che, oltre al pericoloso sovvertimento dei poteri, le previste riduzioni non siano dirette a ottimizzare i servizi (quando mai i tagli si sono tradotti in situazioni migliorative per i cittadini?) ma anzi che si tolgano servizi al territorio e che si depotenzino gli attuali.
La richiesta di Impegno per il Bene Comune rivolta ai Sindaci dell'Ulss 19 è di lottare con determinatezza per tutelare i cittadini di tutto il territorio, affinché sia garantita permanenza del nostro sistema policentrico, che si valorizzino le eccellenze dei presidi ospedalieri, si rafforzi la rete dell'urgenza ed emergenza e si garantisca l'integrazione della rete ospedaliera con il territorio.
Per questo Impegno per il Bene Comune chiede che:
- i sindaci dell'Ulss 19 si costituiscano in coordinamento con tutti gli altri sindaci che sono in lotta per il mantenimento delle proprie Ulss affinché sia portata avanti con ogni mezzo la difesa dell'Ulss 19;
- sia mantenuta in ogni caso la sede dell'Ulss ad Adria e che non sia ridotta a distretto;
- siano mantenuti gli esecutivi delle conferenze dei sindaci;
- sia mantenuta la progettazione nei Piani di Zona così come contemplati ora;
- siano mantenuti i fondi e le competenze divise tra sanità e sociale
- mantenuta la figura del Direttore dei Servizi Sociali.
Ma se si volesse passare dall'ottica di risparmio a tutti i costi all’ottica di rilancio, inoltre, e rispondere ad una riforma regionale imposta e calata dall'alto, i nostri Comuni potrebbero farlo!
Hanno infatti la possibilità di ritirare la delega alla Regione, riprendendosi le quote economiche assegnatele, e subito dopo l'approvazione della legge sulla trasformazione delle IPAB, favorire il rinnovamento della Casa di Riposo di Adria in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona (magari ragruppandola con piani di rilancio a quelle di Papozze e Cavarzere) incaricandola dell’assunzione in gestione diretta delle attività relative ai servizi socio-assistenziali ora affidate e pagate all'Ulss.
Nell'ambito delle funzioni costituzionali in capo ai Comuni, infatti, sono proprio i Servizi socio-sanitari.
Così facendo, sotto il diretto controllo delle nostre amministrazioni locali, si darebbe davvero corpo alle intenzioni sul mantenimento ed ottimizzazione dei servizi socio-assistenziali ai cittadini; non solo, questi servizi potrebbero essere ampliati e migliorati, garantendo nel contempo anche una salvaguardia di posti di lavoro che non sarebbe più questuata alla Regione e senza nessuna rassicurazione di conservazione nel tempo.
La specificità del territorio polesano non è in discussione nella riforma regionale ma nulla offre questo riconoscimento in termini di miglioramento dei servizi nel futuro e nella possibilità di accesso da parte della popolazione tenendo in considerazione anche la conformazione dei territori e i flussi della popolazione nella mobilità sanitaria.
Elisa Corniani
Impegno per il Bene Comune
Elisa Corniani
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