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giovedì 21 novembre 2013

Centrale Enel di Porto Tolle: l'IDV contro la riconversione a carbone

IDV Adria si schiera ancora una volta contro la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, considerandola anacronistica e pericolosa per la salute umana e l’ambiente. Il carbone è considerato il più inquinante tra le fonti fossili utilizzabili, ed è possibile valutare l’impatto sull’ambiente e sulle popolazioni interessate ad insediamenti simili semplicemente leggendo le numerose pubblicazioni di esperti al riguardo. Basterebbe “ascoltare” il grido d’allarme più volte lanciato dagli abitanti di Civitavecchia, o di Vado Ligure, che ogni giorno devono fare i conti con nuove patologie respiratorie e nuovi malati di tumori ai polmoni e alla gola. Persone alle quali sono state imposte condizioni di vita enormemente peggiorative in nome del progresso e dell’economia nazionale. A discapito però del loro futuro e di quello dei loro figli.
La centrale di Porto Tolle sorge in pieno Parco Delta del Po e comprende ben due Siti di Interesse Comunitario (SIC) e un sito RAMSAR (zona umide di alto valore ambientale). La riconversione comporterebbe emissioni di CO2 per 10,5 milioni di tonnellate all’anno, a cui si aggiungeranno gli altri inquinanti.
Il gruppo IDV di Adria è convinto che sia necessario puntare a un modello di sviluppo diverso, fondato sull'efficienza energetica e sulle rinnovabili. È necessario che non si costruiscano altre centrali a carbone e che si chiudano quelle esistenti.
E’ gravissimo escludere l’utilizzo di vere energie pulite, è un ritorno al passato pericoloso.
Se il Governatore Zaia ritiene l’operazione l’unica prospettiva occupazionale da offrire al Delta e alle sue genti, esclude di fatto la possibilità di qualificare il nostro territorio sfruttando al meglio le nostre risorse: l’agricoltura e la creazione di prodotti di qualità certificata come il riso del Delta IGP, il turismo che vive delle nostre belle spiagge e del Parco stesso, la pesca che da sempre è stata fonte di reddito per le famiglie del basso Polesine.
Quanti potrebbero essere i futuri nuovi disoccupati in questi settori, penalizzati senza scampo dal carbone? Fino ad ora nessuno sembra volere affrontare il problema, eppure esiste. Interessi aziendali e ricatto occupazionale hanno spostato l’attenzione su altro.

Adria, 20/11/2013
f.to Simonetta Girardi – portavoce IDV

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