“Il 9 giugno 2015 è un grande giorno per il Delta del Po, divenuto ufficialmente Riserva della Biosfera dell’Unesco”. A sottolinearlo è il consigliere regionale democratico Graziano Azzalin, fresco di rielezione a Palazzo Ferro Fini, che non manca di mettere in risalto la notizia del riconoscimento ufficiale arrivato da Parigi, dove si è riunito il Comitato internazionale del Programma Mab (Man and the biosphere) dell’Unesco. “Un cammino iniziato ormai due anni fa – rimarca Azzalin – con la proposta di candidatura presentata dai due enti Parco del Delta del Po di Veneto ed Emilia-Romagna e dal Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano, sottoscritta e sostenuta dalle Regioni, dal Ministero dell’Ambiente e dai Comuni del territorio”.
“Il riconoscimento ufficiale arrivato è un risultato importantissimo – sottolinea Azzalin – ma non è e non deve essere una semplice bandierina da far svolazzare su un territorio che ha bisogno di una svolta da punto di vista della sua valorizzazione e della sua governance. Non a caso, il rilievo mosso lo scorso anno il riconoscimento non fu assegnato, era proprio sulla governance 'divisa in due' di un'area unica in tutti i sensi. Ora non resta che mettere in pratica quelle che sono state le dichiarazioni che i vertici dei due Parchi hanno già messo nero su bianco e procedere con il passaggio dell'interregionalità Il Parco del Delta interregionale non è ‘uno’ strumento, ma è ‘lo’ strumento per pianificare l’economia di un’area vasta: due parchi per un unico territorio non hanno più senso se mai lo hanno avuto, tant’è vero che la stessa legge istitutiva del Parco del Delta del Po del Veneto prevedeva proprio una successiva trasformazione da regionale in interregionale. Mantenere separati i due parchi è il frutto di politiche di corto respiro che hanno tarpato le ali allo sviluppo, alla crescita ed alla promozione di un’aria meravigliosa e con un enorme potenziale grazie anche alle prospettive che ora apre l'ingresso nel circuito Unesco”.
Secondo il consigliere regionale polesano, infatti, “due Parchi che vanno a due diverse velocità finiscono per danneggiare tutti e non ci si può presentare come un unica area Mab ancora divisi con due enti di gestione diversi, due presidenti, due direttori e via dicendo. Un parco unico è quello che ora serve e che trova l'opposizione solo da parte di chi ha interesse a conservare piccole rendite di posizione che fanno a pugni con la vocazione mondiale che ora il Delta del Po può assumere”.
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