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venerdì 6 dicembre 2013

Morire di paura

Un uomo di sessantacinque anni muore in metropolitana per un malore dopo aver avuto una discussione con alcuni ragazzi romeni.
L'uomo si era sentito male e aveva invocato aiuto.
Sono accorsi gli agenti della Polmetro e i ragazzi si sono dati alla fuga.
I ragazzi sono stati fermati e poi rilasciati e, avvalendosi anche delle riprese delle videocamere, la Polmetro ha accertato che non vi è stato alcun contatto fisico tra i ragazzi e l'uomo.
L'uomo, probabilmente, aveva paura di essere stato "puntato" per un possibile borseggio.
È morto di paura.
Una storia purtroppo attualissima, una storia di degrado comune in cui giocano molti fattori.
Giovani stranieri, i diversi da noi da cui tutti ci dicono di diffidare.
La miseria è un buon propellente per la microcriminalità, l'emarginazione sociale pure.
Non voglio fare il difensore di nessuno, ma la deriva securitaria in atto da anni nel nostro Paese provoca il fenomeno sociale della paura, del sospetto, dell'insicurezza che spinge a chiudersi in casa e ad abbandonare i luoghi pubblici, gli spazi una volta comuni al degrado materiale e sociale.
Non voglio neppure negare che vi siano emergenze, ma chi ha spinto per interesse di potere e attraverso campagne mediatiche martellanti verso certe chiusure mentali ha la responsabilità di aver ridotto le persone ad ammalarsi di terrore.
Riappropriarsi dei luoghi è tornare a viverli socialmente ridurrebbe gli spazi di paura esterni e interni a noi.
La paura ci fa morire prima del tempo.
E non solo metaforicamente.

Vanni Destro

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