“Dall'ultimo report di Veneto Agricoltura sulla congiuntura agroalimentare è emerso che la situazione del settore non è rosea ed i numeri sono positivi soprattutto grazie alla performance del vitivinicolo: il presidente Zaia apra gli occhi e si renda conto che non si può pensare solo al prosecco e che servono interventi mirati ed urgenti per la zootecnia veneta che è prossima al punto di non ritorno, mettendo a rischio la produzione per sostenere le Dop. Caro Zaia, non sarebbe gradevole se ad accompagnare un calice di Prosecco Doc ci fosse un salame 'veneto' prodotto con carne rumena ed un formaggio 'veneto' di latte ucraino: non si rovini l'aperitivo”. A suonare un campanello d'allarme è il vicepresidente della III commissione consiliare Graziano Azzalin.
“Il settore del latte – spiega Azzalin - è sull'orlo del collasso dopo la fine del regime delle quote, tema caro alla propaganda leghista. Lo scorso febbraio il consiglio regionale ha approvato una risoluzione nella quale si chiedeva di attivare ogni strumento di politica agricola regionale e di sollecitare il Governo. Il Governo in questo caso si è attivato introducendo misure come il contratto scritto e la verifica dei prezzi. Con la partita del latte in polvere per i prodotti caseari che resta aperta, si chiede alla Regione di tenere fede all'impegno preso di sostenere l'intera filiera. Ormai la forchetta fra costi di produzione e prezzo di vendita è ridotta a pochi centesimi di euro per litro se non addirittura negativa. Perdere la produzione di latte veneto vuol dire tagliare le gambe al nostro settore caseario che, invece, ha ampie prospettive di crescita”.
“Non migliore – aggiunge il consigliere Pd – la situazione dei bovini da carne, con il Veneto che copre circa il 30% della produzione nazionale: la perdita fino a 250 euro per capo, la riduzione degli aiuti Pac e l'importazione di carni estere a basso costo, in particolare da Polonia e Brasile, unita al calo dei consumi attorno all'11%, stanno mettendo in grave difficoltà anche gli allevatori più tenaci. Al momento le chiusure hanno riguardato soprattutto le piccole e medie aziende (fra i 20 e i 100 capi), ma bisogna attivarsi per contenere l'emorragia”.
Il vicepresidente della III commissione punta poi il dito sui conigli: “Il Veneto è leader della produzione in questo settore, con un fatturato di 400 milioni di euro pari al 50% dell’intero indotto italiano. Nonostante consumi stabili, il crollo dei prezzi vicino al 10% sta creando enormi difficoltà e servono iniziative per la valorizzazione della produzione”.
Per ultimi ma non ultimi, i maiali: “Su 360 allevamenti della filiera Dop, ovvero Parma e San Daniele, 12 sono chiusi nel 2014, altri sono in procinto di farlo. Questo significa che a rischio ci sono le produzioni di eccellenza. Il settore soffre della contrazione dei prezzi, scesi in alcuni casi fino a 1,30 euro al chilo a fronte di costi di produzione di 1,50: senza azioni adeguate si rischia il collasso, aprendo così le porte all'invasione dei maiali esteri, anche per la mancanza di tracciabilità sui prodotti lavorati, segmento che vale in Italia 1,2 miliardi di euro con una crescita vicina al 7%”.
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