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lunedì 27 aprile 2015

Il Comitato per l'art. 32, sanità e sociale: una politica adeguata renda giustizia all'eguaglianza sociale


I recenti fatti di Rovigo hanno scatenato anche sui social network aspre polemiche e come sempre ci resta nel cuore l'idea della ferita morale, oltre che fisica, di un ragazzo picchiato mentre mostra al

mondo la propria affettività.

Non succede questo di sicuro solo a Rovigo ma in modalità diverse succede in tutto il mondo con punte di ricorrenza abbastanza frequenti perché purtroppo individuare un “diverso”, un “nemico” rafforza il nostro senso si superiorità e di invincibilità.

Poter impedire che questo accada è difficile perché occorrerebbe una sinergia di forze e una volontà che spesso sono introvabili in questa palude di conoscenza che è l’Italia del 2015.

Vi sono varie forme di omofobia.

Principalmente occorrerebbe stroncare quella interiorizzata che è una delle situazioni psicologiche che rendono l’omofobia così fertile alla diffusione.

Alcune volte gli omofobi sono le stesse persone omosessuali che si sentono intrinsecamente sbagliati e non rispondenti ai canoni di una morale spesso becera e bacchettona.
Questo comporta una completa disistima che li fa vivere nascosti senza rivelarsi alla famiglia e nella società.
Allora non si denuncia per non peggiorare la cosa, per diventare sempre più invisibili leccandosi a casa le ferite e cercare di cancellare così quel contro natura che li perseguita come un incubo quotidiano.

Esiste poi l’omofobia esterna e il bullismo omofobico che bisognerebbe combattere con una corretta informazione, una più larga veduta dei rapporti con la cultura,la scuola, la famiglia, la politica e la
società, partendo dall’assunto che l’omosessualità come definita dall’OMS - Organizzazione Mondiale Della sanità: “non è una malattia da curare, né un orientamento sessuale da modificare, ma una normale variante della sessualità: affermare il contrario è una informazione priva di fondamento e scientificamente errata, foriera di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale.”

Premesso comunque che pregiudizi e stereotipi sono lunghi da estirpare ogni cittadino corretto e soprattutto una politica adeguata e degna di questo nome dovrebbe rendere giustizia a quella eguaglianza sociale che seppur nella diversità di ognuno di noi garantisca a ogni essere umano una vita dignitosa e felice, a Rovigo e in tutto il mondo.

Lucilla Palmisano
Comitato per l'art. 32, sanità e sociale

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