Riceviamo e pubblichiamo,in un'ottica di informazione indipendente e pluralistica, il comunicato stampa di Destra per il Polesine sui fatti di Prato.
Ogni opinione e dichiarazione è ascrivibile unicamente al firmatario del comunicato.
"Il 15 luglio 2013, quindi pochissimo tempo fa, il ministro Kyenge si recò a Prato e in quell'occasione ripropose l'abituale solfa dell'integrazione in Italia. “Ho visto una reazione fortissima contro i cinesi nella zona di Prato. Qualcuno fa fatica ad accettare che il Paese è cambiato” e invitò “i cinesi a non chiudersi nella loro comunità, ma ad aprirsi al dialogo e trovare spazi in comune con tutti i popoli”.
Quando la Kyenge, che è ignorante, dal verbo ignorare, auspica l'integrazione dei cinesi dimostra, appunto, tutta la sua ignoranza, poichè ignora che i primi a non volersi integrare sono proprio i cinesi, che della loro specificità, della loro identità sono i primi difensori.
La lingua dei mandarini, che per millenni è stato l'unico idioma scritto, la comune discendenza dall'etnia "Han", sono fattori identitari incancellabili che hanno segnato la loro storia, fatta di progressiva conquista dei territori e di relativa colonizzazione agricola.
I cinesi sono ottimi soldati e ottimi contadini; conquistavano la terra e ci s'insediavano, esattamente come i primi coloni romani.
Stanno ora acquisendo milioni d'ettari di terre in Africa mentre in Europa, non essendoci terre da colonizzare, accedono a settori di mercato conquistandoli grazie al loro stakanovismo nel lavoro, alla totale indifferenza delle regole e al loro forte spirito identitario che permette loro di creare, all'interno dei territori, cittadelle proibite e quasi inespugnabili.
Cinesi "collaborazionisti" colle autorità locali se ne sono visti pochissimi.
La Kyenge, dunque, in quell'occasione commise due bestialità; la prima tacendo, ossia non profferendo parola alcuna sulla questione delle gravi illegalità amministrative e fiscali, di cui i cinesi sono maestri, coi loro laboratori che sono un concentrato di irregolarità, previdenziali, lavorative, d'igiene sul lavoro, di orari.
La seconda aprendo la bocca, invocando un'integrazione che è semplicemente un'ipotesi risibile.
L'emigrazione cinese è del tutto peculiare, imparagonabile a quella nordafricana, è un fatto geopolitico.
E' un'espansione commerciale spesso favorita dalla criminalità organizzata che, finanziandola, collabora in questo senso alla politica estera di Pechino.
I cinesi, la stragrande maggioranza deg'immigrati, resta cinese sempre e all'estero può anche riprodursi senza problemi, laddove in patria vi è una forte limitazione delle nascite.
Se si integrano, e fanno i bravi democratici, il loro gioco geopolitico è finito.
Al contrario, grazie al loro forte spirito identitario, conquistano fette di mercato e i morti o gli arresti sono danni collaterali che loro mettono in conto.
Il loro spirito identitario garantisce loro compattezza, spirito di sacrificio e indica loro una rotta: quella della conquista attraverso il lavoro, anche semischiavistico se necessario, cosa che qui da noi è impensabile.
I cinesi non hanno mai avuto dubbi e, infatti, sono vincenti.
Mentre la Kyenge e tutta la sua claque fatta di paccottiglia progressista-democratica è un' ignorante, dal verbo ignorare ovviamente.
Baroni Fabio
Segretario Provinciale Destra per il Polesine"
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