Dagli elementi di analisi contenuti nei documenti del PAT risulta come per Adria il “declino” più che un rischio sia, purtroppo, un fenomeno già in atto. Il calo demografico, che si è accentuato negli ultimi anni con la riduzione della componente giovanile della popolazione, e la progressiva perdita di posizione all’interno del contesto socio-economico del territorio polesano sono emergenze a cui bisogna urgentemente porre rimedio per evitare che la città imbocchi un tunnel senza uscita. Il Piano di Assetto del Territorio potrebbe essere lo strumento adatto per rispondere a queste emergenze e per invertire la tendenza, soprattutto se attorno ad esso si sviluppasse un dibattito approfondito sulle criticità e le potenzialità del nostro comune, per stimolare proposte al tempo stesso realistiche e coraggiose. Con realismo si dovrebbe riconoscere, difendere e non disperdere ciò che già abbiamo e che spesso non riconosciamo come “valore”, in ogni ambito; con coraggio bisognerebbe cominciare a guardare ciò che ci circonda cambiando punto di vista, mettendo in campo anche la fantasia e l’ambizione di percorrere strade non ancora battute. E’ soprattutto un percorso culturale che bisogna compiere. Impegno Comune esorta a cogliere l’occasione e si aspetta che soprattutto chi siede in Consiglio Comunale non si sottragga al compito di elaborare idee e di coinvolgere cittadini e associazioni in un confronto civile che porti a una riflessione seria sul futuro di Adria. Noi riteniamo, iniziando a dare così il nostro contributo, che ci si debba concentrare in particolare sull’”attrattività” della nostra città. Una città è attrattiva quando è facile e bello viverci, lavorarci, visitarla, ma anche quando sa relazionarsi con i territori vicini, fornendo servizi, quando sa richiamare investimenti, quando sa conciliare tradizione e innovazione. Mi limito a portare un esempio attraverso il quale si può analizzare l’attrattività di Adria e che riassume quanto già detto: il polo scolastico e della conoscenza. La città continua ad essere un punto di riferimento per l’istruzione, ma quanto è considerato e valorizzato questo aspetto? Anche in termini socio-economici, ci si rende conto di cosa implicherebbe una sottovalutazione del rischio di ridimensionamento di questo ruolo per Adria, che già da qualche anno si trova a competere con realtà vicine quali Piove di Sacco, Chioggia, Codigoro? Noi di Impegno Comune lanciamo un allarme perché non sembra che, nell’approccio al PAT, si sia adeguatamente posto l’accento su cultura, istruzione, formazione, educazione, che, invece, meriterebbero di essere al centro di un ragionamento di crescita sociale ed urbana. E’ giunto il momento di fare un salto di qualità, perché non basta pensare a salvaguardare la tradizione dormendo sugli allori, bisogna innovare offrendo nuovi servizi alle migliaia di persone che ogni giorno entrano negli istituti scolastici per studiare e lavorare. Bisogna pensare, anche in termini urbanistici, ad una sorta di Piano di Offerta Formativa del Comune che estenda il proprio interesse alla qualificazione professionale, all’aggiornamento e alla formazione permanente. Bisogna promuovere la nascita di strutture di ricerca, approfondimento e avvio di attività affiancate alle scuole e, soprattutto, bisogna pensare a offrire spazi di studio, di aggregazione, ricreativi, di ristoro a studenti che vengono da fuori, oltre che alla residenzialità di chi viene da lontano per frequentare il Conservatorio, per esempio. Bisogna intervenire sulla qualità e sull’efficienza di trasporti e collegamenti. È necessario saper anticipare i tempi sia per rispondere a emergenze, sia per cogliere opportunità anche nella prospettiva, ormai concreta, che la Provincia cessi di investire negli edifici scolastici (emergenza) e non contribuisca più al bilancio del CUR, i cui ambienti sono oggi esclusivamente concentrati a Rovigo e che domani, chissà, potrebbe necessitare di spazi esterni per corsi universitari (opportunità). Bisogna far sì che Adria diventi la meta obbligata per chi vuole approfondire le conoscenze storiche, naturalistiche, scientifiche, tecnologiche ed enogastronomiche del Delta del Po. Il museo, poi, dovrebbe diventare il centro della vita culturale e sociale della città, mentre oggi, purtroppo, è quasi un corpo staccato, anche prevedendo la realizzazione di percorsi e spazi archeologici/didattici. Siamo certi che il futuro di Adria dipenderà, come per il passato, del resto, dalla capacità di sviluppare le conoscenze e di saperle mettere in pratica. Ecco perchè riteniamo che questo ambito debba essere indicato come destinatario di attenzione prioritaria da un PAT che voglia far rinascere una città “attrattiva”.
Leonardo Bonato
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