Cookies Policy

Questo sito raccoglie dati statistici anonimi sulla navigazione, mediante cookie installati da terze parti autorizzate, rispettando la privacy dei tuoi dati personali e secondo le norme previste dalla legge. Continuando a navigare su questo sito, cliccando sui link al suo interno o semplicemente scorrendo la home page verso il basso, accetti il servizio e gli stessi cookie.

lunedì 14 ottobre 2013

Sanità polesana, ultima occasione

download (10).jpgNon vorrei parlare di numeri, già abbondantemente sviscerati fino all'essenza dai quotidiani o da chi come il preciso e puntuale assessore provinciale Brusco ne fa bollettino frequente, e neppure di servizi ridotti o tagliati che, con le forche caudine delle schede ospedaliere, vedono segnata l'infelice sorte nell'immediato o in tempi prossimi.

In uno scenario da Caporetto sanitario questi sono solo gli effetti della causa primaria che risiede nello scarso valore, dell'indifferenza o di una visione anti sociale della politica polesana.
Quando, assieme a qualche altro amico del Movimento 5 Stelle (Michela Quaglio e Michela Grotto su tutti, ma pure Lucilla Palmisano e Secondo Bortot o la consigliera comunale Barbara Businaro), abbiamo deciso di tentare la via dell'informazione diretta ai cittadini ci siamo confrontati con alcune realtà che la questione sanità la seguivano da tempi più o meno recenti.
Soggetti dotati di buona volontà e voglia di far qualcosa per la propria comunità anche se a volte appartenenza politica piuttosto che quella di campanile risultavano di ostacolo.
Per noi è sempre stato primario far gruppo per difendere la sanità nei suoi punti nodali, servizi e posti letto e, con qualche collaborazione di qualità, il neurochirurgo Stefano Ferraresi, ad esempio, abbiamo realizzato un piano alternativo a quello regionale che si basava non più sul livello provinciale, ma bensì sul concetto di area d'utenza. 
Mantenendo centrale l'ospedale hub di Rovigo e "specializzando" gli altri nosocomi pubblici e privati (questi ultimi utilizzati non più in funzione autonoma verso il servizio pubblico, ma quali fornitori di prestazioni su precisa richiesta pubblica) si poteva considerare una base di  5-600000 utenti che potevano essere l'area sulla quale riparametrare l'insitenza di un hub con servizi d'eccellenza.
Tra qualche sorrisino di sufficienza degli istituzionali, prese di posizione inutilmente campanilistiche quale quella di difendere all'arma bianca le due Ulss, anzichè fonderle in una sola e realizzare un risparmio liberando risorse per i servizi, e un'insensata contrapposizione politica fine a se stessa si è persa l'occasione di far arrivare alla Commissione sanità regionale una proposta di convergenza che, rimodulando le risorse disponibili rendesse più razionale ed equo il piano sanitario veneto e, in quello, difendere e/o migliorare la sanità polesana.
E se ora si può ancora dire di aver salvato qualcosa il rischio vero è che in assenza di fondi quel qualcosa svanisca velocemente.
A schede ospedaliere scoperte si può pensare di fare fronte comune oltre le difese d'ufficio del piano sociosanitario piuttosto che attacchi allo stesso per partito preso?
I buoi sono scappati, ma non sono ancora troppo lontani.
 
Vanni Destro



Nessun commento:

Posta un commento