Scuote le coscienze di tutti, cristiani e laici, il grido di Papa Francesco contro la guerra. E chiede un'adesione profonda la Sua proposta di digiunare - e pregare - il 7 settembre per scongiurare l'ipotesi di un intervento armato in Siria.
La situazione di quel Paese è drammatica, e l'inerzia sarebbe segno di viltà e indifferenza. Ma l'uso delle armi - ce lo insegna la storia, ce lo insegnano le tragedie recenti dell'Afghanistan, dell'Iraq, della Libia - non solo non risolve il male ma lo aggrava.
La crisi economica che provoca sofferenza in tante aree del mondo si deve affrontare con una nuova etica, un nuovo coraggio, una più radicale affermazione della dignità e libertà umane.
La politica deve riscoprire la sua forza, che non può essere quella delle bombe, ma deve essere quella della ragione, del dialogo, del negoziato, della persuasione, della ricerca ostinata di soluzioni e - sempre e dovunque - della tutela dei più deboli e degli indifesi
L’unica strada per la pace risiede in una condivisa cultura dell’incontro, del dialogo e della condivisione.
Uniamo la nostra voce al coro già così numeroso di chi è convinto che alla violenza e alla brutalità della guerra ci sono sempre alternative. La diplomazia, il dialogo, la cultura sono tra queste.
L'invito che viene dall'alta autorità morale e religiosa del Papa è un segno ulteriore della gravità della situazione, che sembra invece sfuggire a troppe cosiddette autorità politiche.
Sabato 7 settembre anche a Rovigo - dalle 9,30 alle 12,30 - in Piazza Vittorio Emanuele (angolo Via Laurenti) si terrà il sit in per la pace.
Esortiamo tutte/i a raccogliere l'invito, che può unire credenti e non credenti, religiosi e laici: occorre far sentire la propria voce e dar prova tangibile di partecipazione alla mobilitazione che sta ponendo il problema di come fare la pace e non la guerra in Siria e altrove.
Ciascuno ha la responsabilità di fare la sua parte.
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