Jahangiri Shahnaz, candidata per "L'Altro Veneto. Ora possiamo!" interviene sul reddito minimo e sulla riforma della scuola.
"Oggi, in italia e in Europa, la disoccupazione è l’ultima delle preoccupazioni dei governanti; anzi, la disoccupazione (in Italia stimata all’11% con un’elevata percentuale di giovani) viene considerata un fatto “naturale”. Però, se per un disoccupato di Parigi, di Berlino, di Londra il reddito minimo garantito è una realtà di tutti i giorni, in Italia tutto questo non esiste. Esiste il Job Act che non ha creato un solo posto di lavoro ed esistono l’austerità e la disoccupazione che crescono a dismisura. Ricordo che nella “Carta sociale Europea”, riveduta nel 1996, l’art.24 recita: 'Tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in caso di licenziamento' e l’art.30 : 'Ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall’emarginazione sociale'. Quella per il reddito minimo garantito, nato nel 1948 nel Regno Unito, è una lotta strategica di grande portata, in grado di dare in tempi brevi un po’ di respiro ai giovani e a tante famiglie. Dove si trovano le risorse? Con una pressione di massa che trasferisca le aliquote significative di ricchezza dalle immense e crescenti rendite accumulate nelle fasce alte della società che porti ad una maggiore redistribuzione delle ricchezze"
"La considetta “riforma” della scuola è sbagliata, pericolosa
e inutile" dichiara Jahangiri Shahnaz riferendosi, poi, alle recenti novità in ambito scolastico "I docenti sono ormai il nuovo proletariato sociale. Vengono pagati
un sesto rispetto ai loro colleghi europei e giustamente si oppongono. E’ poi
raro che le strutture siano degne della funzione scolastica. Inoltre, è una
riforma che vuole trasformare i presidi in dispotici manager dotati di pieni poteri.
Servirebbe ben altro per migliorare la qualità della scuola, ma l’arrogante
governo Renzi rifiuta il confronto con chi si mobilita contro la deriva
autoritaria che allarma anche chi agli inizi lo sosteneva, ignora il Parlamento
e prende ordini da Bruxelles. Intanto cresce la mobilitazione di docenti,
studenti e famiglie contro un modello aziendalistico, escludente e
antidemocratico. L’opposizione della maggior parte del mondo scolastico è fatta
per la scuola “bene comune” contro l’immiserimento materiale e culturale
provocata dalla scuola “quiz-aziendalista”. Il successo delle proteste contro
le prove Invalsi 2015 (un dispositivo che mette in concorrenza scuole, docenti,
studenti) è un “salto di qualità” nella consapevolezza degli effetti della
valutazione sulla vita degli studenti e dei docenti. Per il prossimo anno è
stata annunciata la “Buona Università”, riforma
con la quale si applicherà un nuovo Jobs Act a docenti e precari, in
generale la linea della ministra Gelmini verrà peggiorata. Noi siamo dalla
parte degli indignati dal ddl sulla scuola e contro alla testardaggine di un
governo autoritario che di fatto ha deciso did non ascoltare le parti sociali."
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