Anche oggi nei notiziari nazionali si parla di crisi, di uscita dalla crisi o di come fare per uscirne.
La cosa più strana è si parla di uscita dalla crisi se il settore dell'edilizia riprende e decolla, parlando in particolare di moltissimi cantieri che potrebbero partire o ripartire immediatamente se Comuni e gli altri enti locali dessero l'ok ovvero non si interponessero per la loro realizzazione. Ci si riferisce quasi esclusivamente alle grandi opere, tutte "capitalergivore" e con costi e ricadute sul territorio e sule esigue casse degli stessi enti locali.
La domanda che sorge spontanea è: se una città come Rovigo ha abitazioni per 100.000 abitanti mentre la popolazione è di appena 52.000 anime, cosa vogliamo costruire di nuovo?
Quando soprattutto abbiamo da risistemare la città, dalle strade e da altri interventi, per recuperare e riqualificare l'esistente, come l'ex genio civile trasformandolo ad esempio in un centro per l'università (aule ecc), o la ex caserma dei vv.ff. per destinarla a casa dello studente, per non parlare poi delle case abitate (condomini e singole) che necessitano di una riqualificazione per renderle più moderne e soprattutto meno energivore.
Ma per far questo lo Stato dovrebbe aiutare i privati (ma anche il pubblico) a recuperare risorse.
I soldi ci sono, da Roma, da Venezia, da Bruxelles, che però o vengono usati male e per altre cause non proprio pro-cittadino, o addirittura nemmeno chiesti e quindi giacenti e silenti nelle cospicue casse europee.
Nel nostro piccolo possiamo fare in modo che la prossima Giunta si comporti veramente come il "buon padre di famiglia" e faccia di Rovigo una città attenta a come spende i propri soldi (che sono poi i nostri) condividendo con la famiglia (i cittadini) le scelte da fare, ovvero le priorità. In modo che insieme si riesca a far ripartire una città che al momento è destinata al solo uso di dormitorio e basta. E a noi questo non basta.
Vittorio La Paglia
Liberi Cittadini per il Polesine
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