La candidata al Consiglio Regionale Avv. Stefania Tescaroli interviene con decisione sulla questione delle Scuole paritarie che da qualche anno boccheggiano.
E’ stato sottolineato nei giorni scorsi durante un convegno promosso dalla FISM di Venezia e portato all'attenzione del parlamento dall'On. Rubinato per far capire che tirare fuori un po’ di milioni in più non è un errore, ma un investimento nella qualità della vita delle famiglie del paese.
Il guaio è che, in Parlamento, a parte un po’ di veneti e di lombardi con la medesima sensibilità, non c’è molto ascolto né a sinistra né a destra.
La Regione può chiedere la competenza esclusiva sulla scuola ed ottenere quelle risorse che ora non ha.
Così il Veneto, in cui un Comune su due ha esclusivamente la scuola paritaria per i bambini dai 3 ai 6 anni, è costretto a stare a guardare.
Un’ingiustizia anche guardando i nostri confinanti: i trentini prendono dallo Stato tanti soldi da poter dare seimila euro l’anno per ogni bambino iscritto alla paritaria. In Veneto è tanto se – mettendo insieme i danari erogati da Stato, Regione e Comuni – si superano i mille euro per un anno.
Come fare dunque?
Bisognerebbe trovare il modo, sostiene l'avvocato adriese, di valorizzare le specificità. E quel modo si chiama autonomia. L’autonomia è da anni un desiderio generalizzato ma, alla prova dei fatti un miraggio, un obiettivo distante come Marte.
La domanda che si è fatta è stata questa “ cosa’ Trento che noi non abbiamo, a parte le risorse?” Ha una competenza primaria sul tema delle scuole dell’infanzia. Eppure la Costituzione consente, ad una Regione che lo chieda, di portarsi a casa con questa competenza. Perciò bisogna battersi per far passare una norma che aiuti ad ottenere questa competenza. Questa misura è legge dello stato dal 1° gennaio 2014 e precede che quando una Regione chiede nuove competenze, il Governo deve aprire un tavolo negoziale entro 60 giorni.
Un presidente di Regione può sedersi al tavolo con il Governo ed ottenere da esso la competenza primaria su un tema come le scuole materne. “ E’ l’articolo 119 della Costituzione – insiste Tescaroli – dice che quando ti porti a casa una competenza, ti porti a casa anche delle risorse”.
Questa norma insomma è l’escamotage per non scontrarsi a livello nazionale, dove non si riesce a fare massa critica, ottenendo più autonomia.
Ma se la legge c’è da più di un anno perché ancora nulla si è mosso? Perché la Regione è stata titubante? L’ex assessore Sernagiotto, aveva accolto l’idea, poi però è divenuto eurodeputato. Il nuovo assessore Bendinelli non ha mai convocato un incontro su questo tema.
Di certo, continua la candidata, potremo con Alessandra Moretti Presidente del Veneto, intraprendere questa strada con Il Governo Renzi, e studiare il dossier regionale, che quantifica le risorse necessarie per trattenere in Veneto questo tipo di funzione.. esattamente come fanno le Province autonome.
In attesa di risorse le Scuole Paritarie – SCUOLE PUBBLICHE NON STATALI (non private come si sente spesso dire) – si sono fortemente indebitate e rischiano la chiusura, dovrebbero aumentare le rette a carico delle famiglie per far fronte alle spese, col rischio che - data la grave situazione economica – le famiglie non iscrivano più i bambini e il personale diventi in esubero e quindi licenziato..
Chiuse le scuole Paritarie – in Veneto ci sono 95.000 famiglie interessate – queste dovrebbero scaricarsi sulle Statali – attualmente senza ulteriori disponibilità di accoglienza – e soprattutto con un aggravio per lo stato di alcuni miliardi di euro.
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