Il comitato nasce dall’idea di persone che da anni si occupano attivamente di sanità e sociale con lo scopo di garantire quanto previsto dall’art. 32 della Costituzione nel nostro territorio. Il comitato vuole essere un modo per fare partecipazione trasversale e apartitica su temi vitali quali la sanità e il sociale.
L’articolo 32 della Costituzione prevede che la Repubblica tuteli la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Con gli ultimi documenti di programmazione finanziaria, DPEF del governo Berlusconi prima, Monti poi per arrivare all’ultimo documento economico finanziario che sta per essere approvato, nel silenzio generale di tutti, dal governo Letta viene fortemente minato proprio l’articolo 32 della Costituzione. Il diritto sancito da questo articolo costituzionale viene ulteriormente eroso e si profila sempre più la minaccia di una sua totale soppressione di fatto. Le scelte politiche dei Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, hanno prodotto e pianificato tagli consistenti e progressivi del finanziamento alla sanità pubblica e allo stato sociale.(oltre 30 miliardi di euro entro il 2015 !)
Lo stato in questo modo,intende fare cassa facendo pagare la crisi alle categorie ritenute più fragili; emblematico il caso dei malati di Sla costretti al presidio di Montecitorio ,in sciopero della fame, per ottenere il parziale ripristino del fondo nazionale per la non autosufficienza.
In particolare, nella nota del documento economico finanziario di Letta è previsto un DEFINANZIAMENTO della spesa sanitaria, RESTRIZIONE DELL’UNIVERSALISMO del sistema pubblico, cioè l’adozione di criteri selettivi e la sostituzione del concetto di CITTADINO AVENTE DIRITTO con CITTADINO PIU’ BISOGNOSO. In questo modo le garanzie verranno ridefinite.
I concetti sono così espressi:
1.Assistenza finalizzata a chi ne ha effettivamente bisogno
2.Ridisegnamento dei livelli essenziali di assistenza LEA a chi ne haeffettivamente bisogno
3.Si rivedono le cure essenziali e si sostituiscono con quelle INDISPENSABILI
Si va verso concetti quali NON SI PUO’ DARE TUTTO A TUTTI, SI DEVONO SELEZIONARE LE TUTELE, LE TUTELE SI SELEZIONANO CON LE PRIORITA’ piuttosto che il sistema sanitario non è più sostenibile, è uno dei più costosi a livello europeo, ecc ecc.
In realtà non è così. I dati ISTAT parlano chiaro: l’Italia non è uno dei paesi in cui si spende di più, a livello europeo la spesa dedicata alla sanità in Italia è di lunga inferiore a quella di tanti altri paesi (Francia, Germania, Regno Unito) e il Veneto non è una delle Regioni più costose a livello procapite.
Il sistema pubblico spende il 24% in meno degli altri paesi europei (la media europea è del 15%).
Buona parte della spesa pubblica si è spostata sul cittadino al punto che un quarto della spesa totale è a carico delle famiglie.
La spesa privata cresce ancor meno di quella pubblica cioè la gente rinuncia a curarsi.
Queste scelte economiche non guardano assolutamente all’INGIUSTIZIA SOCIALE CHE STANNO CREANDO.
Ai tagli economici si aggiungono scelte fatte negli ultimi anni: tagli lineari togliendo possibilità di scelte a livello regionale (impoverendo di fatto la sanità di tutte le regioni), il blocco dei contratti della sanità per delegittimare il sistema, l’applicazione dei costi standard, sono politiche negative che servono al governo non ai cittadini.
Le politiche nazionali si riflettono a cascata su quelle regionali. La Regione Veneto dopo quasi 15 anni ha adottato il piano sanitario regionale, un documento di programmazione pluriennale. Quando la Regione ha pubblicato le prime bozze del PSR ci siamo allarmati molto. Il nostro pensiero è stato: un tema come la salute non può essere affrontato senza il coinvolgimento del territorio. Infatti leggendo i primi testi pubblicati del PSR era evidente che del territorio non si era tenuto conto. Noi siamo un territorio particolare, molto esteso e con una densità abitativa molto bassa, con una popolazione anziana che incide percentualmente in maniera pesante e, oltretutto, servizi pubblici anche solo a livello di trasporto scarsi nonché una viabilità che non agevola. Il PSR è stato improntato su criteri tecnici e non ha tenuto conto di queste cose oltre a non aver tenuto conto che erano stati investiti tanti dei nostri soldi per costruire un ospedale nuovo e funzionale come quello di Trecenta e sono stati fatti investimenti in tecnologie (medicina nucleare, radioterapia, ecc) e proprio con questa programmazione, se l’avessimo lasciata così come prevista, avremmo perso tutto. Non avremmo mantenuto Rovigo come ospedale di riferimento e Adria e Trecenta sarebbero stati declassati.
Non si possono considerare separatamente tutte le scelte che di riflesso riguardano il sociale. Negli ultimi 5 anni, il fondo nazionale per le politiche sociali è sceso da 923,3 milioni di euro a 69,95 milioni,mentre il fondo per la non autosufficienza, recentemente ripristinato dopo due anni di sospensione non è sufficiente e non basterà per affrontare la questione dell'assistenza socio-sanitaria che si presenta sempre più come una grave forma di con-causa rispetto alla gravissima crisi sociale in corso e che di certo non finirà a breve.
La spesa storica del nostro stato per queste politiche è pari al 1,13% del Pil , ben al di sotto della media degli altri stati appartenenti alla comunità europea che è pari al 4% del Pil, questo accadeva anche durante i peridi floridi per le casse dello stato ben prima della crisi economica.
L'intento di rimettere in discussione l'universalità del diritto alle cure e all'assistenza viene confermata attraverso la logica falsata della compartecipazione proporzionata al reddito. Verranno infatti introdotte forme sistematiche di compartecipazione alla spesa da parte di utenti e familiari , come il nuovo sistema dell'ISEE che imporrà costi elevati per l'accesso al sistema pubblico delle prestazioni sociali agevolate.
La Regione Veneto nel frattempo inizia il processo della trasformazione dei servizi rivolti alle persone disabili e non autosufficienti .
Con l'approvazione della delibera di Giunta 1338/2013 che riguarda in primo luogo i servizi domiciliari, ma tutto il sistema dell'assistenza ai disabili e ai non autosufficienti è in"pericolo", come del resto sta accadendo alle persone con malattie mentali, che dovranno pagarsi con i propri redditi il mantenimento nelle apposite strutture acreditate , specie coloro che provengono dagli ex manicomi.
Dal primo gennaio 2014 non saranno più garantiti i servizi agli aventi diritto, che saranno classificati in una graduatoria come lista d'attesa e i fondi destinati allo scopo verranno trasferiti nel bilancio della sanità , lo stesso fondo che è e sarà oggetto ai tagli per causa del mancato trasferimento delle risorse da parte dello stato!
Con la riforma regionale, dal primo Gennaio 2014 entrerà in vigore L’Impegnativa di Cura Domiciliare che viene suddivisa in 5 fasce, con nuove regole.
L’ICDa riguarda le persone, gravissime con alto bisogno assistenziale, anche di 24 ore al giorno (mediamente 800 euro mensili). L’Assegno di cura viene suddiviso tra ICDb, basso bisogno assistenziale (120 euro mensile) e ICDm, bisogno assistenziale medio (400 euro mensili). L’ICDp riguarda la disabilità intellettiva, l’ICDF la disabilità fisico motoria (550 euro la media mensile). Per entrambe le ICD si prevede già nel 2013 una riduzione dei finanziamenti.
La legge 328 del 2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", rimane pressochè inapplicata, nella parte che impone forme di integrazione economiche da parte delle regioni e dei comuni , in questo modo le persone anziane non autosufficienti costrette al ricovero nelle RSA a causa della propia condizione ,devono sborsare costi di rette insostenibili messe a carico delle famiglie, nonostante la normativa vigente non lo preveda affatto.
Anche nel nostro territorio è partita la corsa verso il lbero mercato da parte delle strutture pubbliche accreditate alle cure e all'assistenza delle persone non autosufficienti.
La Giunta regionale sotto-finanzia il numero delle impegnative di residenzialità (quota sanitaria dpcm 27 feb 2001 tabelle allegate) creando i presupposti per una "libera concorrenza " in un mercato dove il prodotto sono persone non autosufficienti costrette spesso a spendere ciò che hanno messo da parte dopo una vita di sacrifici .
Alla luce di queste premesse e dello scenario che si sta delineando, il comitato si prefigge il compito di richiamare le istituzioni ai propri doveri nel ripristinarne le garanzie nella loro interezza coinvolgendo i cittadini polesani in questo suo impegno anche e soprattutto dopo l'approvazione delle schede ospedaliere, ulteriore passaggio dell'attuazione del Piano Socio Sanitario regionale che impoverisce il servizio pubblico veneto ed in particolar modo in Polesine e anche e soprattutto in prospettiva dei tagli previsti nei servizi per le persone disabili e non autosufficienti.
Obiettivi e richieste del comitato:
1. coinvolgere l'opinione pubblica attraverso forme di partecipazione attiva, promuovendo incontri pubblici qualificati che siano di stimolo per costringere la politica a invertire la tendenza, nel pieno rispetto dei contenuti della Costituzione (essere curati ovunque, allo stesso modo, gratuitamente).
2.costituzione di un tavolo tecnico permanente a livello provinciale per sanità e sociale (costituito da conferenza dei sindaci Ulss 18 e 19, organizzazioni sindacali, comitati, organizzazioni di malati) che metta in relazione realtà territoriale e politica, altrimenti il territorio non viene ascoltato e le peculiarità proprie del nostro territorio non vengono considerate
3.che le schede ospedaliere previste in applicazione del piano sanitario regionale siano attuate solo se verranno previste le schede territoriali altrimenti si corre il rischio che ai servizi tagliati per l’ospedale non corrisponderà alcun servizio sul territorio
4che il taglio dei posti letto previsto per il Polesine sia almeno in linea con quello previsto per le altre provincie. Attualmente con le schede sin qui approvate il tasso di ospedalizzazione previsto per la nostra provincia è uno dei più bassi se non il più basso del veneto. Creare un documento da proporre ai consiglieri regionali come contro proposta alle schede approvate.
5.che vengano rivisti i tagli previsti per l’Ospedale di Rovigo e che venga previsto un finanziamento a funzione per le alte specialità presenti nell’Ospedale (emodinamica angioplastica, medicina nucleare, radioterapia, neurochirurgia) in modo che siano adeguatamente finanziate rispetto alla peculiarità territoriale e che siano messi in atto tutti i provvedimenti per farlo diventare ospedale di riferimento provinciale, che per chirurgia vascolare venga mantenutà l’apicalità.
6. Ospedale di Trecenta: implementazione e sviluppo della riabilitazione come area di valenza sovra provinciale; che vengano previsti interventi specifici per il mantenimento di un ospedale per cui sono stati fatti enormi investimenti pubblici e che si trova in una zona strategica per il territorio e per le caratteristiche di anzianità della popolazione;
7.Ospedale di Adria: mantenimento dell’ospedale come ospedale per acuti con i servizi offerti e garanzia di integrazione con Porto Viro senza sovrapposizione o doppioni di prestazioni erogate; investimento sul territorio per la creazione di posti letto intermedi (ad esempio a Porto Tolle);
8. Coordinamento con gli altri comitati e con altre associazioni per far fronte comune per una sanità equa che garantisca l’universalità di accesso.
9.Proporre mozioni e/o ordinanze per l’applicazione della normativa vigente sul tema della residenzialità e domicliarietà
In tutto questo è chiaro che tendiamo la mano chiunque abbia a cuore la sanità e si muova o si sia giià mosso per il bene del Polesine e dei suoi cittadini perché siamo convinti che non sia più tempo di vuoti campanilismi che portano sempre a risultati asfittici.
La tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, come recita l’articolo 32 della Costituzione, deve essere il faro comune e il comune obbiettivo.
Comitato “per l’Art. 32 – sanità e sociale” Polesine
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